Cenacolo

Il Circolo della Giumenta Imbalsamata ha come scopo la promozione e la diffusione della conoscenza della “bassa” e della alta cultura equestre, che in Italia sono state colpevolmente lasciate decadere e che sono state sostituite dalle nuove mode lalliste provenienti dall'estero.

I componenti del “Circolo” condividono amore e rispetto per il cavallo, la base comune a tutti i veri cavalieri di tutti i luoghi e di ogni tempo.

Il “Circolo” è a numero chiuso, si accede per esplicito invito del Direttorio o per richiesta di adesione da parte dell'interessato che è valutata ed – eventualmente – accettata.

I Partecipanti al cenacolo danno il loro contributo in forma libera, gratuita e volontaria, lo scopo è favorire la diffusione culturale e migliorare le conoscenze del “pubblico pagante” del web che può chiedere spiegazioni e domandare di trattare argomenti specifici seguendo modalità offerte a parte.

Col tempo - speriamo - che si formerà un archivio ben delineato quale punto di riferimento dove - chi vuole - potrà accedere facilmente a temi specifici di suo interesse.

Tenteremo – da un lato - di riesumare la cultura dei carrettieri, dei cavallari, degli uomini di cavallo di un tempo e – dall'altro lato - di diffondere il pensiero dei Grandi Cavallerizzi da Xenophon a Oliveira.

Tutto questo dibattendo temi specifici affrontati da diversi punti di vista, infatti, i componenti del cenacolo sono di differenti orientamenti equestri ma tutti avranno pari dignità di espressione a patto che seguano le poche semplici norme che andiamo ad esporre, queste:

si affronta un argomento alla volta.
Mai andare O.T.
Il tema, una volta sviluppato, va sintetizzato, concluso e archiviato.
Assolutamente vietati gli attacchi personali e le provocazioni.
Chi devia da queste semplicissime regole viene cacciato immediatamente a calci in culo.

venerdì 11 novembre 2016

La voce 11

Prima di esporre la mia idea sul perchè chi monta a certi livelli usi molto poco la voce (o la usi in situazioni particolari, tipo quando è prossimo alla morte dentro un oxer), riporto un passo che mi ha fatto sorridere. Notare l'anno di pubblicazione. 

"La voce è l'AIUTO MORALE. Oggi si fa poco uso della voce quando si monta a cavallo.- purtroppo infatti è molto mal considerata. L'obbligo di non parlare al cavallo durante i concorsi di dressage contribuisce a questo fatto benchè la finezza dell'udito del cavallo sia tale che si potrebbe benissimo impiegare la voce senza che alcun giudice possa accorgersene. Durante l'educazione, tutti impiegano la voce per il lavoro a terra e in particolare per il momento del lavoro alla pastoia che permette al cavallo di acquisire un vocabolario minimo ma fondamentale, tra l'altro, per la sicurezza del cavaliere (oh, piano, attenzione). Per il cavaliere che fa tendere a zero gli interventi fisici, la voce permette di evitare aiuti fisici coercitivi al momento dell'apprendimento di certi esercizi in sella come l'alt e la partenza al galoppo. Il non uso della voce durante l'educazione in sella costituisce un ERRORE PSICOLOGICO. La sua forza di persuasione è tale che è grazie ad essa che l'uomo impone con maggior facilità al cavallo il riconoscimento della sua SUPERIORITA' SOCIALE. D'altro canto, è in parte con la sua voce che lo stallone impone la sua superiorità gerarchica. Il processo, dunque, non potrebbe essere più NATURALE. Non far uso della voce vuol dire anche misconoscere la PERSONALITA' FISICA del cavallo: essa infatti permette spesso di evitare delle contrazioni provocate dalla mano o dalla gamba. Il cavallo è molto più sensibile all'intonazione che al significato delle parole. Sensibile alla ricompensa, il cavallo – che è un emotivo – è più impressionato dalla minaccia che dal castigo, i cui effetti nel tempo si attenuano”

Jean Yives le Guillou, il nuovo grande libro dell'equitazione dell'uomo centauro, Edizioni Mediterranee, Roma, 1991

Ho evidenziato alcuni vocaboli che, nel 1991, forse erano cosa rara da rinvenire in un testo di tecnica equestre e che oggi sono ripetuti alla nausea in qualunque opuscolo divulgativo e in qualunque forum equestre. la voce sarebbe l'aiuto "morale", dove non è chiaro che l'aggettivo "morale" vada inteso in senso umano (nel senso di aiuto "etico") o nel senso equino (nel senso che la voce sarebbe un aiuto atto a incidere, più che sul fisico, sul "morale" del cavallo, incutendogli ora paura, ora attenzione, ora calma, ora soddisfazione).
Non utilizzare o utilizzare poco la voce sarebbe invece un "errore psicologico" (purtroppo, anche qui, non viene ben sviscerato il concetto... cosa si intende per errore psicologico non lo so, suppongo si intenda che senza voce la strada dell'apprendimento degli aiuti è per il cavallo molto più complicata e frustrante e che comporta la somministrazione - non necessario se si usassero i comandi vocali - di aiuti di gamba e di mano talora forti e impressionanti per il puledro... ma queste son mie supposizioni).
Ed ecco che compare, sotto mentite spoglie, il concetto di leadership - per altro con un grossolano misunderstanding - per il quale l'addestratore dovrebbe fare le parti dello stallone (presumo non dal punto di vista sessuale, ma il mondo è bello perchè è vario) e imporre la propria "superiorità sociale", con implicito richiamo alle regole del branco.
Non poteva allora mancare lo scontato riferimento alla "naturalità" dell'aiuto vocale e alla "personalità fisica" del cavallo.


Io, che pure un minimo di doma e di addestramento me ne occupo, non ho capito molto. non c'è niente di tecnico e pratico in queste righe. E però è un assist sornione a quelli che sarebbero diventati poi i temi vincenti delle natural horsemanships.

PS: non conosco nessuno che, mentre fa un alt, non sussurri di nascosto "mmm" al suo cavallo o non espiri vistosamente (doppio aiuto, di assetto e pure percepibile uditivamente dal cavallo).