Cenacolo

Il Circolo della Giumenta Imbalsamata ha come scopo la promozione e la diffusione della conoscenza della “bassa” e della alta cultura equestre, che in Italia sono state colpevolmente lasciate decadere e che sono state sostituite dalle nuove mode lalliste provenienti dall'estero.

I componenti del “Circolo” condividono amore e rispetto per il cavallo, la base comune a tutti i veri cavalieri di tutti i luoghi e di ogni tempo.

Il “Circolo” è a numero chiuso, si accede per esplicito invito del Direttorio o per richiesta di adesione da parte dell'interessato che è valutata ed – eventualmente – accettata.

I Partecipanti al cenacolo danno il loro contributo in forma libera, gratuita e volontaria, lo scopo è favorire la diffusione culturale e migliorare le conoscenze del “pubblico pagante” del web che può chiedere spiegazioni e domandare di trattare argomenti specifici seguendo modalità offerte a parte.

Col tempo - speriamo - che si formerà un archivio ben delineato quale punto di riferimento dove - chi vuole - potrà accedere facilmente a temi specifici di suo interesse.

Tenteremo – da un lato - di riesumare la cultura dei carrettieri, dei cavallari, degli uomini di cavallo di un tempo e – dall'altro lato - di diffondere il pensiero dei Grandi Cavallerizzi da Xenophon a Oliveira.

Tutto questo dibattendo temi specifici affrontati da diversi punti di vista, infatti, i componenti del cenacolo sono di differenti orientamenti equestri ma tutti avranno pari dignità di espressione a patto che seguano le poche semplici norme che andiamo ad esporre, queste:

si affronta un argomento alla volta.
Mai andare O.T.
Il tema, una volta sviluppato, va sintetizzato, concluso e archiviato.
Assolutamente vietati gli attacchi personali e le provocazioni.
Chi devia da queste semplicissime regole viene cacciato immediatamente a calci in culo.

martedì 15 novembre 2016

La Voce 15

E mentre noi ci sollaziamo a montare a cavallo, c'è tutto un universo di gente a cui montare non interessa affatto.
Ecco che nasce l'equility (L'art de la voix avec le chavel, c'è pure il sito, dateci un'occhio) una nuova disciplina in cui si insegna ai cavalli a fare cose comandati dalla voce e dalla postura, esattamente come l'Agility coi cani.
La tizia che ha inventato ciò (e fa stage in tutta Europa, io l'ho vista un paio d'anni fa alla solita Fiera di Verona) è Catherine Senn, la quale sul suo sito parla di EDUCAZIONE del cavallo con la voce, non di addestramento o di equitazione.
Parla di rapporto, di scambio, di stimoli, di individualità ecc.
Ecco qui il link ad un video di uno stage:

https://www.youtube.com/watch?v=heFfphDvhOo

Gli studenti sono tutti studentesse e i cavalli sono tutti.. giudicate voi.

Questo è il livello "master and commander" dell'Equility.
https://www.youtube.com/watch?v=3dsPTiC3EjQ

Io noto molte cose nel cavallo, compresi segni di stress. Noto il posizionamento dell'ostacolo, il posizionamento dei birilli e le barriere che Catherine erige utilizzando il proprio corpo per incanalare il cavallo in una direzione.

Il cavallo che fa? Evita l'esercizio svariate volte prima di farlo (peccato che non ci sono state ripetizioni, avrei voluto vedere se, riprovando, avrebbe saltato ancora). Se utilizziamo la voce, come scrive la Senn nel suo sito, come aiuto che suggerisce e non sottomette, che stimola nel cavallo curiosità e spirito propositivo, avremo questo. Un cavallo che ha capito benissimo cosa deve fare (ripeto che la disposizione degli oggetti in campo e la posizione dell'addestratrice avrebbero suggerito anche a un cavallo sordo, che quindi non sente nessuna voce, che l'esercizio consisteva nel saltare il cavalletto) e che non lo fa o per lo meno prova a non farlo.
A parte il fatto che non c'è nulla di più diseducativo, non sono certa che al cavallo piaccia o faccia bene avere la possibilità di scegliere.
I segnali che da il cavallo non dimostrano serenità, almeno per quel che vedo io.

Inoltre, questo approccio "vocale" ha un grosso limite. Non puoi far fare le cose al cavallo. Il cavallo ha davanti una cosa nuova, mettiamo un saltino. Bene, lei gli dice "vai" e il cavallo parte al trotto. Quando schiva il salto, lei non può che riproporglielo, ma non può farglielo fare, non può condurlo lei a fare il salto. L'addestratrice può solo aspettare che il cavallo faccia il salto (casualmente o perchè dopo un pò cerca di cambiare qualcosa per finirla lì ed evitare l'ennesima ripetizione) e poi complimentarsi con lui e gratificarlo. Ma dopo comunque va riproposto ancora un po di volte perchè il cavallo deve associare i complimenti proprio al saltino. Ci vuole tempo eh. Pensate che stress per il cavallo. Magari ci vogliono 200 anni prima che fa l'esercizio giusto da solo e che lo associa alla richiesta vocale.
Se invece sul cavallo ci stavamo in sella, con le redini e le gambe gli avremmo mostrato la via verso il centro del saltino e l'avrebbe fatto al primo colpo, senza stress, senza decisioni da parte del cavallo, senza scelte sbagliate o giuste. Si sarebbe preso subito carezze e complimenti e fine del discorso, a domani cavallino, vai in box.

Il mondo è bello perchè è vario ed è evidente dai video che a praticare questa disciplina sono persone non interessate all'equitazione ma ad avere un rapporto col cavallo (infatti si sono scelti e hanno acquistato cavalli inadatti all'equitazione). La mia domanda è però: davvero questi cavalli che fanno queste cose e sono più felici dei nostri? Quelli sono davvero "curiosi e propositivi" e i nostri sono dei "grigi esecutori"? Davvero al cavallo piace più quel lavoro (con la sua certa libertà di scelta) di quello sotto la sella (che presume l'obbedienza)?